un piatto della tradizione napoletana. A Napoli Ippolito Cavalcanti nel suo “Cucina teorico pratica” scrive la prima ricetta nel 1839: «…e le farai friggere; poi le disporrai in una teglia a strato a strato con il formaggio, basilico, salsa di pomodoro e coperte le farai stufare». FRESCO rispetta la tradizionale ricetta partenopea, in tutta la sua complessità, preparata con melanzane fritte, pomodoro, provola, grana DOP e pecorino romano DOP.

uno dei capisaldi della tradizione napoletana, ne parlava già nel 1884 Matilde Serao nel “Il Ventre di Napoli” dove scrive del cosiddetto friggitore, un ambulante che si aggirava per i quartieri popolari gridando “Fritti nella tiella!”. Proprio da questa figura è nato il famoso modo di dire napoletano “frijenno e magnanno”. Anticamente i cartocci (cuoppi) su cui si serviva il fritto venivano chiamati anche “oggi a otto” perché, proprio per la povertà in cui versava il popolo napoletano, il friggitore accettava un pagamento “a rate” fino a otto giorni. Ci sono tante varianti del fritto napoletano, il Fritto cafone di FRESCO non è mai congelato ed è composto da arancini di riso, crocchè di patate fresche, provola impanata, zeppoline di pasta cresciuta, zucchine pastellate.

ripieni di ricotta, provola, grana DOP, pecorino romano DOP e pepe

con pomodoro e pecorino romano DOP

cozze, vongole, taratufi, lupini, cannolicchi (secondo disponibilità)

polpo*, calamari*, cozze, gamberetti*

frittura di calamarelle*, baccalà* e alici (secondo disponibilità)

con sale, olio extravergine di oliva, grana dop, pecorino romano dop e pepe

con prosciutto di Parma e olio extravergine di oliva